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Africa Eco Race 2020

Paolo Caprioni alla sua quarta Africa Eco Race

Per il quarto anno consecutivo Paolo Caprioni affronterà l’Africa Eco Race. Una gara nata dodici anni fa per volere di Hubert Auriol e passata poi nelle mani di Jean Louis Schlesser che ad affiancarlo ha chiamato niente meno che Renè Metge, il più grande disegnatore di percorsi in Africa e non solo. Tre nomi, tre miti, tre leggende.
Un biglietto da visita quello di questa gara che fa sognare gli appassionati, chi dei rally raid ha fatto la sua fissazione.
Paolo ha scelto questa gara che ricalca e ripercorre i vecchi terreni cari alla Dakar africana, sulle tracce di Thierry Sabine che la creò alla fine degli anni Settanta.
E ha scelto di farla con una bicilindrica, perchè questa è la sua passione, la sua differenza, la sua sfida.
Proprio nei giorni scorsi, in occasione dell’incontro annuale del gruppo LC8, il Team Kapriony ha svelato e presentato la due ruote con cui affronterà la sua nuova avventura: la KTM 790 che ha già un nome, Frusta.
È facile capire il motivo del nome, e soprattutto basta sentirlo spiegare dalle parole di Paolo stesso che ha domato, insieme a suo fratello Stefano che l’ha lentamente trasformata, un mezzo davvero selvaggio, che non era nato per il deserto, per le dune, per prove speciali tutte in fuoristrada – a volte molto tosto – che possono durare ore.
Numerosi test, nottate passate in officina fino a che gli ultimi test in Tunisia a fine novembre hanno dimostrato che questa “pazzia” si può fare.
L’Africa Eco Race avrà un percorso quest’anno rinnovato al 70 per cento lungo poco più di 6000 chilometri complessivi con quasi 4000 di prove speciali fra Marocco, Mauritania e Senegal.
Come negli anni precedenti Mentone ospiterà le operazioni preliminari, il 3 e il 4 gennaio mentre la partenza, novità del 2020, avverrà da Montecarlo sì, ma in notturna, dalle 21 in poi. Il giorno dopo tutta la carovana del rally si imbarcherà a Savona e dopo due giorni di navigazione, il 7 gennaio, la nave sbarcherà i concorrenti a Tangeri e da lì si affronterà la prima tappa verso Tarda con una speciale corta, quasi un prologo, di 24 chilometri, che farà comunque da subito classifica.
Da Tarda si passerà a Mahmid, quindi a Oued Draa, Smara – come nelle vecchie Dakar degli anni Novanta – a Dakhla dove il 12 gennaio la gara si fermerà per il giorno di riposo. Da Dakhla si ripartirà il 13 gennaio per entrare in Mauritania, direzione Chami, e nel Paese più selettivo dell’intera competizione si resterà per ben cinque tappe.
Il clou della gara sicuramente dal 15 al 17 gennaio quando per la prima volta la AER raggiungerà Tidjikja ripercorrendo sia prima che dopo le vecchie piste e i tratti di deserto che hanno sempre fatto classifica alla Dakar. Saint Louis in Senegal ospiterà l’ultimo bivacco della gara che da lì partirà per raggiungere il Lago Rosa e Dakar, il 19 gennaio.

Stage 0

Ultime ore di tensione e di preparativi
Stasera la partenza da Montecarlo

Mentone – Poche ore di sonno, e un bel po’ di tensione. Comincia così la quarta Africa Eco Race per Paolo Caprioni. Gli ultimi giorni, come sempre, inevitabilmente, avviene per tutte le gare, sono stati frenetici. Rotture, sorprese, pezzi di ricambio mancanti: tutte cose che devi organizzare all’ultimo momento e che ti portano via un sacco di tempo quando invece avresti voglia solo di riposarti, di liberare la mente e di pensare alla gara.
Ma non è questo il momento giusto. Per rilassarsi Paolo avrà il viaggio in nave, di due giorni, da domenica 5 gennaio a martedì 7 gennaio. “Non ci siamo fermati un solo minuto – ammette il pilota del Team Kapriony – e abbiamo lavorato fino all’ultimo istante. Abbiamo caricato la nostra moto, la Ktm 790 denominata Frusta, sul furgone ieri sera alle 23,30 e stamattina alle tre ci siamo messi in viaggio”.
Quando raggiungono il paddock di Mentone, stamattina alle 9, lui e suo fratello Stefano sono stremati, ma c’è appena il tempo per salutare gli amici, il loro meccanico Fabio Zanone che li ha preceduti di qualche minuto e poi via subito a svuotare il furgone per far scendere ‘Frusta’ e sistemarla sotto il gazebo del team Solarys con cui correrà Caprioni in questa Africa Eco Race 2020.
Le verifiche di routine, gli ultimi controlli tecnici, il montaggio della strumentazione secondo le nuove normative introdotte quest’anno nel regolamento di gara, e Paolo alle 12 ha inforcato la sua indomita Ktm per raggiungere Montecarlo, e chiudere Frusta per qualche oretta in parco chiuso.
“Devo dire che la nostra moto suscita molto interesse” scherzava il pilota al paddock francese – “potremmo quasi quasi farci pagare un paio d’euro per ogni foto scattata”. Ed è davvero uno degli oggetti più ammirati e fotografati questa Ktm 790 bicilindrica che fa bella mostra di sé sotto il sole caldo e primaverile di Mentone. La moto è bella, e non solo, è aggressiva e quando l’ha accesa per avviarsi verso le verifiche tecniche, non una sola persona non ha girato la testa nel paddock per capire da dove proveniva quel suono.
La stanchezza ora lentamente svanirà per lasciare il posto alla serenità della partenza: “Sembra quasi assurdo da dire ma in questi giorni che precedono la partenza c’è una tensione continua. Temi sempre che qualche cosa non vada bene, che non sia stato sistemato a dovere, e anche una cosa semplice come preparare le casse dei ricambi oppure le valigie ti crea uno stato di tensione. Non posso negare comunque che avere mio fratello Stefano quest’anno, al mio fianco per tutta la gara, mi infonde una maggiore sicurezza”.

Stage 1

Paolo Caprioni soddisfatto della sua KTM al termine della prima tappa
“Motore perfetto!”

“Ho dato il peggio di me stesso”. Lo esclama Paolo Caprioni appena si toglie il casco al traguardo della prima prova speciale della 12a Africa Eco Race. Il pilota in sella alla sua Ktm 790 ‘Frusta’ esce dalla speciale insieme ad un altro gruppetto di piloti e immediatamente controlla il suo tempo. Sapeva di non essere andato troppo bene ma si può facilmente asserire che non era certo questa la speciale più adatta alla sua guida, e alla sua bicilindrica.
Una prima speciale ricavata in mezzo alla foresta Maamora, di eucalipti, stretta, sinuosa e sabbiosa e resa quasi impossibile da una navigazione davvero intricata. Piste parallele, buche, solchi scavati a destra e a sinistra, e tantissimi alberi hanno complicato non poco la prima giornata di gara degli oltre 75 piloti moto al via di questa competizione africana.
Paolo Caprioni, partito quattordicesimo stamattina ha chiuso la prima speciale in 35. posizione ma non se ne meraviglia.
“Non solo sono scivolato in una curvetta – racconta al traguardo – ma mi sono perso ben due volte” e quando gli raccontano che è accaduto a tutti si rincuora.
“L’hanno studiata davvero bene. La speciale era molto complicata e non credo di aver mai visto una cosa del genere”.
Era però la speciale giusta per moltissime ragioni: innanzitutto riabituarsi al road book di questa gara, sempre estrememente preciso e accurato, poi utilizzare la strumentazione che ha subito qualche piccolo ritocco rispetto al passato. Ma soprattutto era importante per capire il livello di preparazione fisico di ognuno e anche per testare i mezzi, visto che in soli 23 chilometri c’erano davvero tantissime difficoltà diverse.
“Dobbiamo lavorare sulla moto – aggiunge – soprattutto a livello di assetto. Il motore va benissimo, spinge bene e sono molto soddisfatto, ma dobbiamo migliorare invece il discorso sospensioni. Non è una moto adatta per la sabbia in questo momento e dobbiamo far sì che lo diventi”.
Qualche set up diverso dunque, da sperimentare, in attesa della seconda tappa domani, che di nuovo porterà la carovana del rally a misurarsi con la sabbia.
Ma se oggi era quella dei tracciati sterrati della regione di Kenitra, già domani sarà quella delle zone sterminate e desertiche di Mhamid. La seconda tappa infatti, partirà da Tarda diretta a Mhamid per un totale di 333 chilometri di cui solo 3 di trasferimento. I piloti lasceranno il bivacco domani mattina per partire, direttamente sul posto per la speciale, alle 8,20: una speciale che, tolti i primi cento chilometri già percorsi lo scorso anno, sarà al cento per cento inedita.

Stage 2

Paolo Caprioni prosegue la sua corsa verso Dakar
Ogni giorno è utile per domare Frusta, la sua selvaggia KTM 790

Lo sapevamo fin dall’inizio: domare ‘Frusta’ non sarà semplice. Ma la pazienza di Paolo Caprioni non sempre se lo ricorda. Ieri ovviamente, in una speciale tanto corta, solo 23 chilometri, il pilota Ktm aveva cercato di portare a casa il risultato senza incappare in troppi errori di navigazione, ma oggi le cose dovevano andare diversamente.
La seconda tappa dell’Africa Eco Race 2020, la prima lunga, di 333 chilometri di cui 329 di prova speciale, non è stata semplice, nonostante i tratti veloci e duri, fossero assolutamente alla portata di Paolo Caprioni. “Lo sapevamo fin dal principio che questa Ktm 790 non sarebbe stata facile, né per me, né per i meccanici. Stiamo cercando di affinare la sua preparazione e ogni tappa è ovviamente molto importante”. Nonostante tutto però è impossibile non accorgersi che Paolo è un po’ scoraggiato quando arriva al bivacco: “Oggi la speciale era simile a quella dello scorso anno e soprattutto era una tipica speciale da Marocco: pietre, pietre e ancora pietre. Lo sapevo che era così ma non sono contento della mia prestazione perchè ho dovuto guidare in difesa e non mi piace, non mi diverto”.
Appena arriva al bivacco di Mhamid, Paolo affida la sua Ktm alle sapienti mani di Fabio Zanone e di Stefano Caprioni e in men che non si dica Frusta è già spogliata e i due meccanici ci stanno lavorando sopra. Il problema che da ieri inseguiva Paolo Caprioni finalmente è stato svelato e oggi c’è tutto il tempo per risolverlo: “sapevamo che c’era un problema, me n’ero già accorto ieri, ma non riuscivo a capire che cosa fosse. Poi oggi si è ripresentato e ci siamo accorti che avevo un canotto completamente svitato per cui la sospensione non lavorava come avrebbe dovuto. Però ho corso per quattro ore con l’angoscia di non finire e questo non mi piace”.
Oltre a sistemare il canotto oggi, il team Kapriony, si applicherà anche alla ricerca di un migliore set up e questo andrà avanti praticamente per tutta la gara: “Abbiamo diversi assetti da provare e ogni giorno apportiamo qualche cambiamento alla moto, per vedere se siamo sulla strada giusta. Possiamo indubbiamente confermare che la moto è cambiata completamente da quando utilizziamo AirTender, in meglio, ma proprio per questo dobbiamo ancora lavorarci sopra e abbiamo diverse soluzioni da testare. Con il fondo roccioso e pietroso del Marocco dobbiamo stare attenti. Poi quando arriveremo in Mauritania ovviamente ci concentreremo sulla sabbia”.
Tanti cambiamenti da portare avanti in questi giorni ma con un occhio incollato comunque alla classifica: oggi Paolo ha ottenuto un 27° scratch sulla seconda prova speciale e al momento nella classifica assoluta occupa una trentesima posizione, primo della sua categoria bicilindrici.
Domani terza tappa, da Mhamid a Oued Draa e le lunghezze si fanno sempre più importanti. La prova speciale misurerà ben 497 chilometri e prenderà il via alle 8,30 dopo un brevissimo trasferimento di soli 4 chilometri e mezzo dal bivacco. Resistenza e navigazione saranno le parole d’ordine della terza tappa di questa AER2020 e dopo una sessantina di chilometri dal via i piloti si troveranno ad affrontare il famoso Erg Chegaga, un classico del Marocco, per ben 28 chilometri. Poi ci saranno ancora piste pietrose, dunette e dune, e di nuovo una parte inedita del percorso che in parte ricalca quello dello scorso anno.

Stage 3

Il re delle dune Paolo Caprioni
Risale in classifica assoluta con la sua KTM 790

Oued Draa – L’Africa Eco Race 2020 conclude la sua terza tappa al bivacco di Oued Draa a soli 12 chilometri da Assa, sede dell’arrivo di tappa. Un bivacco come sempre lontano da tutto, in mezzo al nulla, studiato per far riposare i piloti che oggi hanno affrontato la seconda speciale più lunga dell’intera competizione.
Per Paolo Caprioni la situazione migliora. come previsto, giorno dopo giorno. Oggi infatti, la sua tappa è andata decisamente meglio rispetto alle prime due di questa 12. Africa Eco Race. Ieri sera i meccanici hanno lavorato a lungo sulla Ktm 790 e oggi, in prova speciale, la differenza si è vista.
A casa, AirTender lavora senza sosta per sistemare le sospensioni in base alle indicazioni che ogni giorno arrivano dal pilota: “siamo costantemente in contatto – racconta Paolo Caprioni al bivacco di Oued Draa – e loro fanno dei test sulle sospensioni, come se fossero qui con noi. Poi ci chiamano e ci dicono come bisogna agire e la situazione va via via migliorando”.
Per questo oggi ‘Frusta’ si è comportata alla grande, in tutti i sensi. “Bisognava tenere più basso il posteriore e far sì che non saltasse come aveva fatto inizialmente e oggi, davvero, mi sembrava di guidare un’altra moto. La Ktm 790 si è comportata benissimo sulle dune e devo dire che grazie alla potenza del mio motore sono riuscito a passare moltissimi avversari”.
Partito dalla 27. posizione il pilota Ktm è uscito dalle dune, un lungo cordone conosciuto come Erg Chigaga, intorno al chilometro ottanta, in tredicesima posizione ma i tantissimi sassi di questa lunghissima prova speciale lo hanno poi costretto a rallentare. “Ho guidato per tutto il giorno in piedi perchè con una moto così pesante i sassi si sentono tutti, uno per uno. Di conseguenza bisogna concentrarsi molto e la fatica si fa sentire. Mi sono dovuto fermare a qualche chilometro dalla fine perchè davvero non ce la facevo più. Ero stanco e sentivo braccia e gambe pesanti e durissime. Così ho preferito riprendere fiato, per pochissimi minuti, prima di ripartire e raggiungere l’arrivo”.
Al bivacco Paolo arriva nel pomeriggio e consegna ‘Frusta’ nelle mani di suo fratello Stefano e di Fabio Zanone, che immediatamente la prendono in consegna e la smontano per lavorare più agevolmente. “Siamo sulla strada giusta – conferma Paolo – perchè ogni giorno ci miglioriamo e la moto è molto più stabile e maneggevole. Stasera di nuovo chiameremo i ragazzi di Air Tender in Italia per confermare loro i risultati ottenuti oggi e per spiegare quale margine di miglioramento ancora possiamo avere”.
L’importante ora è riposarsi perchè una speciale di quasi 500 chilometri a livello fisico, ma anche mentale, si fa sentire, e non poco.

Stage 4

Sassi ovunque, ma il Marocco sta per lasciare il posto alla Mauritania
(E Paolo non vede l’ora)

Smara – Il momento migliore della gara per Paolo Caprioni sarà quello in cui l’Africa Eco Race 2020 uscirà dal Marocco. Il calvario sulle pietre prosegue, giorno dopo giorno, e anche se ‘Frusta’ si comporta sempre meglio e sembra piegarsi un po’ al volere del pilota, controllarla e domarla sui percorsi pietrosi di questo Paese diventa davvero impegnativo.
“Oggi sono partito benissimo – racconta Caprioni, al bivacco di Smara – perchè la prima parte era scorrevole e mi sono divertito parecchio passando anche qualche aversario. Poi purtroppo sono cominciate le pietre e in quel caso lì devo letteralmente attaccarmi al manubrio per controllare la mia Ktm 790 e questo mi porta a una distrazione rispetto al road book. Non riesco più a seguire come vorrei il road book e allora cerco di navigare insieme a qualche altro pilota, ma non sempre scelgo quello giusto. Questa moto quando scarta ti tira giù, in terra, e infatti oggi ho fatto anche una piccola caduta, per fortuna senza grosse conseguenze”.
Fino al rifornimento Paolo Caprioni è andato bene, controllando avversari e situazione, e quando è ripartito – più o meno a metà speciale – ha trovato un gruppetto di altri cinque piloti che si erano persi. “Sono rimasto un po’ con loro e alla fine sono stato il primo a trovare la nota giusta e a seguirla, portandoli fuori dalla trappola di navigazione, solo che dopo un po’ loro mi hanno passato perchè ovviamente la mia moto è più pesante”.
In effetti rispetto alla Ktm 990 dello scorso anno ‘Frusta’, pur nella sua linea più snella e slanciata, pesa una decina di chili in più “E’ più pesante e questo peso supplementare è tutto concentrato sull’anteriore, quindi quando scarta, per esempio sui sassi, bisogna davvero domarla e tenerla giù, non è facile da gestire”.
Il motore della sua Ktm però continua a entusiasmare Paolo che si dichiara estasiato dalla potenza del 790 : “Non si può negare che sia un motore scorbutico, ma è una meraviglia, fantastico. Massiccio e forte, non ha mai avuto alcuna esitazione o incertezza fin dalla prima tappa e sono davvero contento. Per contenere la sua potenza corro con una mappatura ‘rain’ che lo tiene, diciamo, più tranquillo, consentendomi di andare più piano e controllare il tutto, altrimenti sarebbe ancora più potente ed esuberante”.
Le sospensioni AirTender sembrano a posto e ora si lavora solo di rifinitura: “Abbiamo trovato la soluzione ideale e adesso, in questi ultimi due giorni di Marocco, prima della sabbia mauritana, stiamo solo lavorando su piccoli dettagli, rifiniture importanti ma minime”.
Giorno dopo giorno insomma, la situazione migliora e prima o poi questi sassi finiranno ed arriveranno non solo la sabbia, ma anche le piste più scorrevoli della Mauritania.
Domani ultima tappa in Marocco. Si parte da Smara diretti a Dakhla dove il 12 gennaio tutta la carovana si fermerà per la giornata di riposo. Ad attendere i piloti domani ancora 686 chilometri di cui 473 di prova speciale con un trasferimento di 211 chilometri finale che guiderà la carovana del rally in riva all’Oceano Atlantico, a Dakhla. L’ultima speciale del Marocco sarà abbastanza rapida, ma sicuramente insidiosa a livello di navigazione, con sabbia, dunette e molte piste parallele.

Stage 5

Paolo Caprioni chiude in dodicesima posizione la speciale più veloce
Domani giorno di riposo a Dakhla

Quando ieri hanno annunciato al briefing che la tappa di oggi, la quinta di questa 12. edizione dell’Africa Eco Race, sarebbe stata non bellissima a livello di paesaggi ma sicuramente rapidissima, a tutti è venuto in mente che questa potesse essere la prova giusta per scatenare i cavalli di Frusta. E in effetti inizialmente lo ha pensato anche Paolo Caprioni partito velocissimo stamattina, pochi minuti dopo le 9 dal bivacco di Smara.
“Me la ricordavo in parte questa tappa, perchè l’avevamo già fatta lo scorso anno, anche se non proprio identica. Sono partito benissimo stamattina e ho passato diversi avversari, ma poi ho avuto un problema con la pompa della benzina e mi sono fermato a sistemare la mia Ktm”.
Una sosta non lunghissima che probabimente ha tolto concentrazione al pilota che ha sistemato il mezzo ed è ripartito, ma invece di riprendere la nota dove effettivamente si trovava, Ha seguito quella precedente e con un CAP diverso che lo ha portato dieci chilometri fuori dalla traccia corretta del road book. “Quando me ne sono accorto sono tornato indietro ma mi ero veramente perso perchè non riuscivo più a ritrovare la lucidità necessaria”.
A quel punto, forse un po’ preso anche dal nervoso per l’errore, Paolo ha accelerato troppo e in una buca è volato via, sbattuto in terra dalla sua Ktm 790 che ha sbacchettato e lo ha gettato un po’ più in là. “Per fortuna non mi sono fatto niente” sorride un po’ pesto Paolo Caprioni, però effettivamente la sua Ktm qualche segnetto lo porta: alcuni già dai giorni scorsi, altri dalla caduta di oggi e la carena è un po’ rientrata, soprattutto verso il lato destro. Nulla che non si possa sistemare.
Di fatto però Paolo negli ultimi chilometri ha accusato la stanchezza anche mentale che una tappa così veloce ti impone, richiedendo sicuramente grandissima attenzione ma anche tensione sulle braccia e sulle gambe. “Ho percorso gli ultimi chilometri disconnesso, nel vero senso della parola. Per fortuna ho trovato Blasco La Cravera che mi ha guidato, standomi davanti fino al traguardo, sennò davvero avrei fatto molta più fatica”.
Come ferma la moto sulla linea del traguardo, Paolo si appoggia al manubrio e riprende fiato. E’ dolorante, soprattutto il polso destro si fa sentire e chiede ai giornalisti che aspettano di intervistarlo un momento di relax, prima di rispondere. Poi scende dalla moto e si inginocchia accanto alla sua Frusta che orgogliosa e altezzosa sembra guardarlo dall’alto.
“Per fortuna domani c’è la tappa di riposo” sorride ancora Caprioni che ora deve affrontare 211 chilometri, come tutti gli altri piloti, di trasferimento fino al bivacco di Dakhla che anche quest’anno ospiterà la tappa di riposo. Domani si lavorerà sul mezzo mentre lunedì tutta la carovana del rally lascerà il Marocco, in particolare in questo momento, il Western Sahara, diretta verso la Mauritania e i restanti sei giorni di gara.

Rest Day

Pronti a lasciare il Marocco per entrare in Mauritania
E la sabbia farà capolino già da domani

Un vento forte soffia sul bivacco di Dakhla che anche quest’anno ospita la giornata di riposo dell’Africa Eco Race. Se non ci fosse il vento però probabilmente saremmo tutti cotti dal sole che da stamattina brilla caldo e luminoso sopra la gara che da domani abbandonerà il Marocco e il Western Sahara per entrare in Mauritania.
In molti ripetono che la vera gara deve ancora cominciare, ma in realtà queste prime cinque tappe in Marocco hanno già fatto selezione e la navigazione ha sicuramente giocato un ruolo di primo piano, come sempre accade in questa gara.
A significare che la strumentazione, come molti asseriscono, non ha certo tolto il gusto di navigare e di cercare, a volte anche per chilometri e per ore, la direzione giusta da prendere e seguire.
Da domani cambieranno diverse cose sull’Africa Eco Race: prima di tutto gli orari di partenza che fino ad ora sono stati dettati dal sole e dal momento in cui l’orizzonte si rischiara. Partendo infatti subito dal bivacco per la prova speciale – senza trasferimento – i piloti sono obbligatoriamente tenuti ad aspettare la luce, e così anche gli elicotteri che garantiscono la sicurezza di tutti i concorrenti. Se fino ad oggi le partenze si aggiravano intorno alle ore 8, al massimo 9, da domani cambia tutto. Lunedì 13 gennaio la carovana del rally lascerà il bivacco alle 5,30 per raggiungere, 383 chilometri dopo, la frontiera e affrontare le formalità doganali e solo dopo i piloti entreranno nella prima prova speciale mauritana di 176 chilometri e mezzo che si concluderà proprio sul bivacco di Chami.
Il percorso si annuncia sabbioso e la navigazione di nuovo, si farà interessante ma soprattutto metterà di fronte i piloti alle tappe future, fatte di dune, sabbia, caldo e tanta, tanta navigazione.
‘Frusta’ oggi è stata controllata in tutti i minimi particolari e le sospensioni della KTM 790 stanno subendo le prime trasformazioni in vista di un terreno che a livello conformazione si differenzia totalmente da quello trovato fino ad oggi.
Paolo Caprioni al bivacco di Dakhla ha tirato fuori forbici e pettine e ha tagliato i capelli ad oltre venti persone perchè ormai la voce si è sparsa e in tanti vogliono sfoggiare un taglio Caprioni style. Assorbito dal suo lavoro di tutti i giorni anche durante la gara, Paolo è poi uscito nel pomeriggio per provare il nuovo set up della moto e sgranchirsi un po’ in previsione delle prossime tappe.
In classifica generale occupa la ventesima posizione assoluta, primo bicilindrico ovviamente, ma i suoi avversari hanno distacchi minimi che sono attaccabili e recuperabili nei prossimi giorni.

Stage 6

Paolo Caprioni entra nella top ten
Oggi chiude ottavo la prima tappa in Mauritania

Il sorriso radioso che illumina il viso di Paolo Caprioni quando scende dalla sua KTM 790 è uno dei primi dall’inizio della gara. E ne ha ben donde.
Paolo ha chiuso la speciale inizialmente in ottava posizione assoluta oggi dopo una prova che sembrava fatta su misura per lui, ma poi quando sono arrivati i piloti che partivano più indietro e che hanno seguito soprattutto la polvere degli avversari, è scivolato in 14. posizione.
“Non ho sbagliato nulla – dice felice – nessun errore di navigazione. E questa era veramente la speciale giusta per Frusta” aggiunge subito.
Abbastanza piatta e veloce infatti, era una di quelle speciali in cui si può scaricare a terra tutta la potenza del motore 790, ma comunque sempre con una certa attenzione.
“La navigazione non era facile e io ho viaggiato dapprima da solo e poi ho incontrato ogni tanto qualche pilota con cui ho percorso qualche chilometro. Però nonostante il forte vento che aveva cancellato tracce e soprattutto le piste poco visibili che il nostro road book ci diceva di seguire, sono riuscito a fare tutto nel migliore dei modi”.
Ha voglia di chiacchierare all’arrivo, nonostante sul bivacco di Chami, un vero punto bianco in mezzo al nulla più assoluto, soffi un vento di sabbia che non dà certo il miglior benvenuto in Mauritania alla carovana dell’Africa Eco Race.
“E’ il primo giorno da quando siamo partiti che posso finalmente dire di aver disputato una tappa senza alcun problema. E questo mi rende immensamente felice. Anche a livello settaggio è andato tutto benissimo e ho controllato bene la moto”.
La soddisfazione che Paolo sprigiona contagia velocemente tutti e sia Fabio Zanone che il fratello di Paolo, Stefano, sorridono mentre chiedono al pilota che cosa c’è da sistemare sulla KTM, come accade ad ogni fine tappa.
“Poco o nulla” dice Paolo mentre si toglie il casco perchè la moto va benissimo, giusto la curiosità di vedere come sono andati i consumi dato che oggi hanno viaggiato quasi sempre contro vento.
In classifica Paolo è 14° a 8’03” dal vincitore della speciale di oggi. Caprioni risale di qualche posizione anche nella classifica assoluta – attualmente è 18° – e mantiene ovviamente la prima posizione nella classifica riservata ai bicilindrici.
Domani settima tappa e si preannuncia come una di quelle che potrebbero fare classifica, come si dice in gergo.

Stage 7

Una tappa faticosa per Paolo Caprioni
Domani di nuovo una sfida importante per lui e Frusta

Aidzidine – Non sorride oggi quando arriva al bivacco Paolo Caprioni. Al contrario.
O meglio, da un lato è contento di essere arrivato, e di aver terminato questa tappa certo non facile, dall’altro la pompa della benzina di Frusta lo ha costretto a più di una sosta per un problema che non è riuscito bene a capire ma che almeno ha risolto.
“Come spesso mi accade alla mattina sono partito bene, veloce, e a parte qualche errore di navigazione dove mi sono trovato con i più forti, compreso Alessandro Botturi, leader della classifica, poi le cose sono andate bene. La pista e il terreno erano buoni e io avevo trovato un buon ritmo, stavo andando forte. Poi a un certo punto la mia Ktm 790 si è fermata e l’ho smontata per capire quale fosse il problema…ci ho messo quasi un’ora e ad un certo punto è ripartita, non ho capito neanche io bene il perchè”.
Paolo ha ripreso la speciale cercando di recuperare ma dopo un po’ di tempo la moto si è spenta di nuovo: “E non una sola volta, per cui ho perso davvero un sacco di tempo. Però sono qui, al bivacco e da come si era messa la faccenda non ero poi così sicuro di arrivarci”.
I consumi, tanto temuti di benzina in una speciale così lunga, alla fine sono stati contenuti: “Sono arrivato al bivacco con non più di un bicchiere di benzina nel serbatoio, anzi forse anche meno, ma almeno sono arrivato”.
Non nasconde poi la sua delusione: “Non vedevo l’ora di arrivare in Mauritania per cambiare percorso e terreno e invece mi sembra quasi che le cose si siano messe peggio. Non avevo mai visto in tutti questi anni una sabbia del genere. Le dune erano veramente morbidissime e passarle non è stato semplice, non so cosa pensare per i prossimi giorni”.
E’ scoraggiato, ma nello stesso tempo questo sentimento è alimentato anche dalla tanta stanchezza accumulata oggi in una speciale che comunque contava la bellezza di 478 chilometri. Il briefing di ieri sera, con la descrizione della tappa, più che una serie di istruzioni sembrava quasi una minaccia terroristica: l’organizzazione aveva invitato i piloti a bere molto per far fronte al caldo, ma quello che nessuno aveva calcolato ieri sera, al momento di andare a dormire, è che a una speciale già di per sé complicata si aggiungesse anche il vento forte che ha soffiato praticamente da ogni direzione, oggi, in tutto il settore selettivo.

Stage 8

Frusta si ferma improvvisamente in Speciale e disarciona Paolo Caprioni
Le condizioni fisiche del pilota sono buone, a lui la decisione se ripartire domani

Una tappa apocalittica, in assoluto, a detta di tutti, soprattutto degli organizzatori, la più difficile di questi 12 anni di storia dell’Africa Eco Race. Quando è stata tracciata probabilmente la sabbia non era stata sferzata come in questi giorni, da un vento perenne e molto forte e la sabbia non era così morbida come l’hanno trovata stamattina i concorrenti al via, avvenuto alle 7,30 dal bivacco di Aidzidine.
Paolo Caprioni è partito dalla 26a posizione con la sua Frusta rimessa completamente a nuovo. Fabio Zanone e Stefano Caprioni avevano lavorato tutta la notte per risolvere il problema alla pompa di benzina che si era manifestato nelle tappe precedenti e per sicurezza hanno deciso di cambiare il motore. Al punto che anche gli altri meccanici del team, una volta finito di lavorare sulle loro moto, sono andati ad aiutarli, per non mandarli a dormire all’alba. Così Paolo stamattina è partito fiducioso e con questa sensazione positiva ha affrontato i primi novanta chilometri della speciale. Sulle dune la sua KTM 790 si è comportata talmente bene che Paolo si è ritrovato a viaggiare con il britannico Lyndon Poskitt che partiva dall’ottava posizione e che oggi ha vinto la prova speciale.
Intorno al 96° chilometro però il nuovo motore di Frusta ha smesso di girare e ha letteralmente inchiodato la moto sul terreno: Paolo non ha potuto fare nulla, la frenata improvvisa e inattesa lo ha portato a sbattere con lo sterno sulla strumentazione e poi lo ha sbalzato via, facendolo ricadere diversi metri più in là. Caprioni è restato a terra per qualche minuto, per fortuna non per aver sbattuto la testa ma per essersi raggomitolato a tal punto, per evitare di sbattere troppo forte, da essersi procurato qualche piccolo strappetto. Quando si è ritirato su aveva dolori dappertutto ma dopo pochi minuti è arrivata da lui una vettura medica e i dottori a bordo lo hanno visitato immediatamente.
Niente fratture, fortunatamente, ma solo qualche contusione e così Paolo Caprioni è stato caricato sulla vettura e accompagnato al controllo di passaggio. Da lì visto che le sue condizioni non erano critiche è rimasto ad aspettare ed è poi rientrato al bivacco con l’elicottero. Una prima visita accurata ha scongiurato fratture ma evidenziato uno strappo e qualche lesione muscolare, nulla che non possa passare con qualche trattamento dell’osteopata che segue la gara, con lo staff medico, e con qualche antidolorifico.
La KTM 790 intanto è stata recuperata dal camion balai numero tre e sta rientrando al bivacco dove dovrebbe arrivare a tarda serata. Fino a che i suoi meccanici non la vedranno non si potrà sapere che cosa effettivamente è accaduto: “aspettiamo prima di emettere la sentenza – hanno detto Stefano Caprioni e Fabio Zanone – soprattutto aspettiamo di sapere che cosa vuole fare Paolo. Noi possiamo cercare di capire quale sia stato il problema e magari mettere insieme i due motori e cercare di farne uno che funzioni. Purtroppo non abbiamo altri motori di ricambio, e quindi dobbiamo davvero capire se la cosa è fattibile”. Ma quello che più conta in realtà è che Paolo non si sia fatto nulla di grave.

Stage 9

Colpo di scena: Per la prima volta Paolo Caprioni in sella ad una 450
Non riuscendo a riparare Frusta, decide di proseguire con una Husqvarna

Tidjikja – Paolo Caprioni sta bene. Questa è la cosa più importante. I dolori stanotte si sono fatti sentire in più di qualche occasione ma per fortuna i medici al seguito della gara si erano preoccupati di dargli alcune pillole per permettergli di dormire in santa pace. Quando si alza stamattina, al bivacco dove soffia un fastidioso venticello, pensa subito alla moto e alla gara e questo non fa che aumentarne il nervosismo.
I suoi meccanici, Fabio Zanone e Stefano Caprioni, il fratello di Paolo, smontano il motore della KTM 790, quello montato nuovo due giorni fa, e la sentenza è di quelle che non lasciano scampo. Impossibile ripararlo, e impossibile anche compiere il miracolo di tirare fuori un nuovo motore da due. “Purtroppo è il pistone che manca” dice Fabio Zanone dopo una breve escursione in paese: “Non si sa mai cosa si può trovare in questi paesi della Mauritania. Abbiamo provato a cercare un pistone, magari di qualche altro mezzo, magari da mettere a posto e adattare, ma sapevamo già che era una speranza vana”.
Così i due tornano scoraggiati al bivacco, ma stando sotto la tenda, tutti insieme – oggi la tappa è ad anello e quindi le assistenze sono rimaste al campo per tutto il giorno – le idee si susseguono, e veloci, e alla fine ne viene fuori una che, come sempre accade, sembra impossibile. Poi se ne parla sempre di più e Paolo dice : “Ma sì, facciamolo”.
Inizialmente deluso e scoraggiato Caprioni stava pensando di prendere il primo aereo disponibile e di rientrare in Italia, poi l’idea nata quasi per gioco lo ha letteralmente catturato. “Continuerò la gara, ma con una Husqvarna 450, quella di Tetsunori Sukenobu – dichiara sorridendo. – Lui si è ritirato dopo una brutta caduta tre giorni fa e non potrà continuare perchè ha rotto una costola e ha una spalla lussata. Così Franco Guerrini, team manager del Solarys Racing, la nostra squadra d’appoggio, mi ha fatto questa proposta”. Inizialmente, cosa più che ovvia, Paolo ha ringraziato ma ha declinato l’offerta “Mi spiace, sono abituato a correre con la bicilindrica, grazie, ma non importa”. E invece dopo, fra le insistenze di tutti, i sorrisi e le proposte di provare, per vedere la differenza, lui ha accettato. “Lo prendo come un test, per vedere come me la cavo con un’altra moto, più leggera rispetto alle mie bicilindriche”. Ovviamente Paolo sarà messo fuori classifica, ma almeno potrà continuare a correre fino al traguardo di Dakar. “Non potevo pensare di restare qui senza fare niente. Impossibile, non rientra nel mio carattere. La maledizione dell’ottava tappa (anche lo scorso anno Caprioni era rimasto a piedi con la sua KTM nell’ottava tappa) mi perseguita. Ripartire mi farà bene al morale, stare fermo qui, e guardare gli altri che corrono… impossibile! Provo l’Husqvarna 450, sono curioso”. Ridendo con gli altri piloti e con i meccanici che stanno già aggiustando la moto un po’ provata dopo la caduta del giapponese, si interroga sulle sue possibilità e capacità di guidare un monocilindrico, ma sicuramente, non avrà problemi e domani sarà puntuale al via della decima tappa dell’Africa Eco Race 2020. La più lunga in compenso, come a dire, davvero un bel test!

Stage 10

“Non cambio idea, preferisco le bicilindriche”
Paolo Caprioni chiude 21° la Speciale Accorciata di oggi

Idini – Tappa neutralizzata in parte oggi all’Africa Eco Race 2020. Doveva misurare quasi 500 chilometri ed essere l’ultima lunga di questa 12. edizione e invece una serie di cadute che hanno richiesto l’intervento degli elicotteri, hanno impegnato tutti i mezzi e l’organizzazione ha preferito neutralizzare l’ultimo tratto, forse il più veloce e impegnativo della giornata, fino al bivacco, per garantire la sicurezza a tutti i partecipanti.
La classifica quindi tiene conto dei primi 250 chilometri e Paolo ha ottenuto un ottimo 21° posto assoluto dopo essere partito da una delle ultime posizioni, abbastanza per fargli guadagnare una 23. piazza assoluta.
Prima di tutto tranquillizziamo tutti, Paolo Caprioni non lascerà i bicilindrici, anzi, l’esperienza di oggi l’ha convinto sempre più a dedicarsi alle moto, per così dire, grosse.
“Mamma mia – dice Caprioni – che fatica. Non mi trovo per niente con questa moto, ma in generale con le moto così leggere. Stamattina nei primi chilometri sarò caduto almeno cinque volte”.
E mentre parla, camminando, zoppica vistosamente perchè già le sue condizioni al momento del via non erano buonissime e con tutte le cadute di oggi qualche doloretto si è riacutizzato. “Probabilmente ho una posizione sbagliata in sella perchè sono abituato ad un peso maggiore. Ieri poi per sistemarmi la moto e mettermi in condizione di ripartire hanno montato un manubrio da cross e la mia posizione di conseguenza, in sella, è diversa”.
Il peso del pilota troppo concentrato sull’avanti, lo ha portato a cadere in più di qualche occasione perchè sui saltini e sui tratti più brutti di terreno sconnesso la moto lo disarcionava. “Adesso cambiamo le forcelle perchè domani voglio ripartire – dice ancora Paolo – ma devo sistemarla un po’ in base alle mie abitudini, e Fabio Zanone sa cosa deve fare”.
Quindi assetto diverso per la Husqvarna 450 che ora porta il cupolino di Frusta e il numero 114 sulla carena. “Alla fine più o meno ho capito dove sbagliavo e gli ultimi chilometri li ho fatti insieme ad altri tre piloti tirando un po’ di più”.
In effetti al rifornimento Paolo non ha capito, e come lui anche altri piloti, che la tappa da quel momento in poi veniva neutralizzata e ha tirato ancora per i restanti 250 chilometri. Solo quando è arrivato al bivacco e ha riconsegnato la sua tabella di marcia ha capito che la gara era finita un bel po’ di chilometri prima.
Quando scende dalla moto chiede di controllare la classifica e davanti agli sguardi perplessi risponde “Per me la classifica è sempre importante, anche se sono indietro. Mi carica e mi dà una motivazione in più quando parto”.
L’atmosfera al team Solarys Racing a cui è appoggiato il Team Kapriony è distesa e allegra e stamattina alle 6,30 gli altri piloti si sono stretti intorno a Paolo prendendolo in giro e chiedendogli se voleva un tutorial per capire come si guida una monocilindrica.

Stage 11

Paolo Caprioni dodicesimo di tappa
Il Lago Rosa ormai è vicino

Cambiare completamente l’assetto di quella che da due giorni è la sua nuova moto, l’Husqvarna del team Solarys messa gentilmente a disposizione di Paolo Caprioni per consentirgli di terminare la gara, è stata un’idea vincente.

Paolo Caprioni stamattina è partito come un fulmine e lo aveva annunciato subito, al momento del via, in mezzo alle dune rosso accesso della Mauritania con il sole che cominciava a fare capolino in mezzo ad un fastidioso vento di sabbia. Aveva simpaticamente avvertito i suoi avversari italiani dicendogli, ‘preparatevi che oggi vi svernicio tutti’ e così ha fatto.

La moto finalmente adattata alle sue abitudini si è comportata alla grande e Caprioni ha viaggiato come un fulmine per tutta la speciale, divertendosi sulle dune e anche sui tratti veloci, superando gli avversari e presentandosi sul traguardo in dodicesima posizione assoluta a soli 11′ dal vincitore.
“La moto è cambiata da così a così – dice girando la mano da un lato all’altro – e oggi mi sono proprio divertito. Il mio obiettivo era chiudere in buona posizione l’ultima speciale di questa Africa Eco Race 2020”.

Al traguardo quando arriva, alza le braccia al cielo in un gesto liberatorio e poi con la mano indica il numero 4 : quarta Africa Eco Race e quarto risultato al traguardo.

“Mi spiace da morire non poter essere qui a festeggiare con Frusta perchè ci tenevo tantissimo a portare al traguardo la mia nuova KTM 790. Ci siamo impegnati tanto e abbiamo lavorato senza sosta su una moto che mai prima d’ora si era cimentata in una gara del genere. Purtroppo ci siamo dovuti arrendere ma aver potuto continuare per me è stata una incredibile soddisfazione. Non ringrazierò mai abbastanza il team Solarys per avermelo permesso, e devo ovviamente ringraziare anche il pilota giapponese, Sukenobu che me l’ha prestata, non potendo più ripartire a causa del suo incidente e delle contusioni riportate qualche giorno fa”.
E prosegue “Ero estremamente allenato quest’anno e non ho sentito la fatica, potrei ancora andare avanti se ci fossero altre tappe. Certo sono pieno di botte ed anche oggi sono caduto tre volte. Sento dolori ovunque, soprattutto sulle gambe, da un paio di giorni, perchè questo manubrio è più basso rispetto quello a cui sono abituato e quando guido in piedi o salto, o prendo qualche buca, finisco per sbatterci contro”.
Tutti i dolori però passano in secondo piano quando taglia il traguardo: “Sono davvero contento e anche la mia assistenza è stata grandiosa, non si è mai tirata indietro, anche quando c’è stato da lavorare di notte. Ringrazio Fabio Zanone e mio fratello, Stefano Caprioni. Senza di loro oggi non sarei sul traguardo”.