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Solo Enduro: Paolo Caprioni all’Africa Eco Race

Articolo pubblicato su Solo Enduro il 30 Dicembre 2017: https://soloenduro.it/paolo-caprioni-allafrica-eco-race/

PAOLO CAPRIONI ALL’AFRICA ECO RACE SOGNANDO DAKAR
Gioie e dolori di un pilota privato che sta per affrontare il rally africano per la seconda volta
e che vuole dare un messaggio importante ai giovani che seguiranno la gara

L’Africa Eco Race parte da Montecarlo domenica 31 dicembre e si concluderà il 14 gennaio a Dakar.

La carovana attraverserà il Marocco e la Mauritania per raggiungere la costa ovest del Senegal dove, sulle sponde del Lago Rosa, si fermerà dopo aver percorso oltre 6000 Km, la maggior parte dei quali prove speciali.

Nata nel 2009 dopo che la ben più nota “Parigi-Dakar aveva traslocato armi a bagagli nel continente latino-americano, è giunta alla sua decima edizione con un crescendo di partecipanti e di nomi importanti del mondo dei rally.

Quest’anno sono quasi 200 i concorrenti che vi prendono parte. Nella categoria delle moto, che vede schierati alcuni rider italiani, tra i favoriti alla vittoria c’è Paolo Ceci, ex ufficiale Honda, in gara con una KTM.  Il vicentino Franco Picco, uno dei primi italiani che negli anni ’70 partecipò al mondiale di motocross nella classe regina e ottimo interprete dei rally africani negli anni ’80 (due volte secondo alla Parigi-Dakar) sarà all’Africa Eco Race con una Yamaha, ritornando su quei percorsi che lo hanno reso celebre.

Nonostante l’Africa Eco Race sia in crescita e, come recita il sito dell’organizzatore, segua le tracce di Thierry Sabine – indimenticato creatore della “Parigi-Dakar” – ancora non riesce a scalfire la fama della “Dakar” che continua ad accaparrasi l’attenzione dei mass media e la partecipazione delle case costruttrici di auto e moto che schierano ogni anno agguerriti team ufficiali.

Ma ai partecipanti dell’Africa Eco Race questo non interessa, per loro è un’avventura che vale la pena di vivere, resa ancora più affascinante dai tracciati che solo il continente africano può offrire.

Tra di loro c’è Paolo Caprioni, 56 anni, stilista di make-up e imprenditore bolognese che sta per vivere la sua seconda Africa Eco Race. Sarà accompagnato dal suo fidato meccanico, Fabio Zanone; guiderà una KTM LC8, bicilindrica di 1000 cc – cilindrata incrementata per l’occasione – e porterà i colori del Team Kapriony, fondato nel 2013 insieme al fratello Stefano e agli amici Alessio Corradini, Alessandro Tarallo e Giampiero Zanelli.

La passione per il fuoristrada comincia presto per Paolo ma la sorte non è molto d’accordo. Provando la moto con la quale avrebbe dovuto partecipare alla sua prima Parigi-Dakar cade e si frattura 4 vertebre.  Dopo essersi ripreso, prova con le moto da velocità partecipando per tre anni al Trofeo Yamaha RD 350, ottenendo un terzo posto finale in uno di essi.

Da dieci anni a questa parte si dedica ai rally raid e, sulle orme del grande Fabrizio Meoni, con l’appoggio del Team Kapriony, continua lo sviluppo della KTM 990 ADV, dando alla luce Elvira e Zaira, due prototipi ricavati dalla base della KTM LC8 debitamente rivista e riprogettata in alcune parti.

La prima domanda è quasi d’obbligo: “Perché hai scelto di correre l’Africa Eco Race invece  della Dakar?”

R: “Perché all’Africa Eco Race possono partecipare i bicilindrici e poi perché Dakar è in Africa”

D: “Com’è andata nell’edizione 2017?”

R: “L’ho portata a termine, ma non è stato semplice. Verso metà gara sono caduto sulle rocce riportando una micro frattura allo scafoide della mano destra. Quindi mi sono fatto i sette giorni restanti con questa grana che mi costringeva a prendere antidolorifici.”

D: “L’Africa Eco Race è più sofferenza o piacere?”

R: “Per quanto mi riguarda l’Africa Eco Race è sofferenza prima, quando mi preparo; è sofferenza durante perché la fatica fisica, la mancanza di riposo, le inevitabili scomodità che si devono affrontare ai bivacchi rendono tutto molto difficile.  L’unico momento in cui la sofferenza sparisce è quando arrivo alla meta e scendo dalla moto: in quel momento la sofferenza lascia il posto al piacere più grande. E per quel piacere si è disposti a superare grandi sofferenze.”

D: “Quali difficoltà hai dovuto affrontare nell’edizione 2017?”

R: “Il freddo sulle montagne della catena montuosa dell’Atlante, il caldo del deserto della Mauritania; il fesh-fesh, la sabbia finissima che mi ha accompagnato in alcune tappe in Mauritania. Ma la prova più grande da superare è stata quella di non cedere a ciò che la testa mi suggeriva di fare, cioè fermarmi, ritirarmi. La testa ti inganna e nei momenti duri, quando la fatica, la stanchezza, il sonno si fanno sentire, la testa arriva a pensare che sarebbe preferibile avere un incidente o un guasto alla moto così da avere la scusa perfetta per ritirarsi. Resistere a tutto questo e continuare è la vera difficoltà, la vera prova da superare, perché la testa ti inganna!”

D: “Al centro della tua moto spicca un adesivo che invita a conoscere la verità riguardo alla droga. Perché l’hai messo?”

R: “Ho deciso di sostenere questa campagna preventiva che viene promossa dalla ‘Fondazione per un Mondo Libero dalla Droga’ con varie attività e con pubblicazioni informative molto efficaci perché quando andavo alle medie avevo 14 amici e di essi ne sono rimasti 3: tutti morti per overdose di eroina o a causa di incidenti stradali dovuti al fatto che assumevano droga. Io credo che nelle scuole dovrebbe essere reso obbligatorio il fare prevenzione. Se si facessero 4 ore al mese di educazione su questo tema, dando ai ragazzi e alle ragazze le corrette informazioni su cosa sono le droghe, che cosa fanno a medio e lungo termine e se li si motivasse a fare sport, avremmo sicuramente meno ragazzi che cedono all’invito di provare a drogarsi.”

E con questa speranza lasciamo Paolo ormai lanciatissimo verso Dakar.