Paris-Dakar 1985
Roba da pazzi
Nel 1984, partire alla scoperta del Sahara non era di certo un gioco da ragazzi. Seguire percorsi di oltre 350 km in mezzo al nulla più totale e farlo nel mese di luglio con 63° era invece roba da pazzi. Quei pazzi erano Paolo Caprioni e Raffaele Barbieri, in sella a due Moto Morini del Team Valentini Moto.
Crazy stuff
In 1984, setting out to discover the Sahara was certainly not child’s play. Following routes of over 350 km in the middle of nowhere and doing it in July with 63 ° was crazy stuff. Those crazy were Paolo Caprioni and Raffaele Barbieri, riding two Moto Morini of Team Valentini Moto.
Fratelli che non sapevi di avere
Prima della partenza con direzione Algeria, al porto di Genova Paolo e Raffaele conoscono un ragazzo, Marco Stefani, che ben presto diventerà uno dei loro migliori amici.
Quell’anno, i tre condividono la strada fino ad Hammamet e, nel 1985, decidono di partire insieme per seguire un sogno chiamato Parigi-Dakar.
Oggi Marco non è più con noi, ma siamo sicuri che, da qualche parte, sia ancora sperduto in mezzo alle sue amate dune.
Brothers you didn’t know you had
Before leaving for Algeria, at the port of Genoa Paolo and Raffaele meet a boy, Marco Stefani, who will soon become one of their best friends.
That year, the three share the road to Hammamet and, in 1985, they decide to leave together to follow a dream called Paris-Dakar.
Today Marco is no longer with us, but we are sure that, somewhere, he is still lost in the midst of his beloved dunes.
Un sogno chiamato Parigi-Dakar
La Parigi-Dakar era un’avventura emozionante e ricca di fascino per alcuni privilegiati, solo un sogno nel cassetto per la gente comune. Richiedeva infatti, oltre ad un notevole amore per il rischio e l’imprevedibile, anche una notevole disponibilità finanziaria, spesso frutto di adeguati interventi di sponsorizzazione. C’è però chi, pur con limitate risorse economiche ed in barba agli sponsor, non si accontentava di sognare quella grande avventura e, munito solo di un gran coraggio, ha deciso di tentare con una semplice moto da cross la grande impresa. Così, nel 1985, Paolo Caprioni, un parrucchiere, Raffaele Barbieri, un perito agrario, Marco Stefani, un architetto, Mauro Ghermandi, un rappresentante di vini, e Alberto Dalmonte, un meccanico, partono per una avventura clandestina, non avendo potuto raccogliere la somma prevista per la quota di iscrizione, con una Moto Morini, una Kawasaki e una Renault 4, stracolma di pezzi di ricambio e provviste.
A dream called Paris-Dakar
The Paris-Dakar was an exciting and fascinating adventure for some privileged people, just a dream for ordinary people. In fact, in addition to a notable love of risk and the unpredictable, it also required a considerable financial availability, often the result of adequate sponsorships. However, there are those who, despite having limited economic resources and in spite of the sponsors, were not satisfied with dreaming of that great adventure and, armed only with great courage, decided to attempt the great feat with a simple motocross bike. Thus, in 1985, Paolo Caprioni, a hairdresser, Raffaele Barbieri, an agricultural expert, Marco Stefani, an architect, Mauro Ghermandi, a wine representative, and Alberto Dalmonte, a mechanic, set off on a clandestine adventure, not having been able to collect the sum foreseen for the registration fee, with a Moto Morini, a Kawasaki and a Renault 4, full of spare parts and provisions.
Gli anni d’oro
La Parigi-Dakar ha vissuto negli anni ’80 il suo massimo splendore, raccogliendo fascino, avventura e paura nella stessa gara.
Quando però i nostri ragazzi raggiunsero finalmente la carovana della gara, non si immaginavano minimamente che quell’edizione sarebbe stata segnata da un tragico evento.
Il 14 gennaio del 1986, Thierry Sabine, fondatore e organizzatore del rally, morì precipitando con il suo elicottero nel deserto del Mali.
Quando nel 1979 ideò la Parigi Dakar disse “All’arrivo sulla spiaggia del Lago Rosa sarà un altro uomo colui che lancerà in aria il suo casco” ed il significato di quella spiaggia rimane ancora oggi nei sogni di migliaia di piloti in giro per il mondo.
Nell’archivio di Raffaele Barbieri abbiamo trovato le foto originali di quell’avventura, con Thierry e tanti altri piloti. Li riconoscete tutti?
The Golden Years
Paris-Dakar experienced its heyday in the 1980s, gathering charm, adventure and fear in the same race.
However, when our boys finally reached the caravan of the race, they did not in the least imagine that that edition would be marked by a tragic event.
On January 14, 1986, Thierry Sabine, founder and organizer of the rally, died crashing with his helicopter in the Malian desert.
When in 1979 he conceived the Paris Dakar he said “Upon arrival on the beach of the Pink Lake, another man will be the one who will throw his helmet in the air” and the meaning of that beach still remains in the dreams of thousands of pilots around the world.
In Raffaele Barbieri’s archive we found the original photos of that adventure, with Thierry and many other pilots. Do you recognize them all?
Da moto a miti
Alla partenza della Parigi-Dakar del 1986 erano presenti alcune delle moto e dei mezzi che avrebbero fatto la storia e che, ancora oggi, sono rimasti nei cuori dei motociclisti, dei piloti e degli appassionati di tutto il mondo. Dagli archivi fotografici della spedizione dei nostri ragazzi abbiamo estratto queste foto. Ve le ricordate tutte?
From motorbikes to myths
At the start of the Paris-Dakar in 1986 there were some of the bikes and vehicles that would have made history and which, even today, remain in the hearts of motorcyclists, riders and enthusiasts from all over the world. From the photographic archives of our boys’ expedition we have extracted these photos. Do you remember them all?
La spedizione
Ma come andò la spedizione sulle orme della Parigi-Dakar dei nostri ragazzi?
Lo ha raccontato direttamente Raffaele Barbieri a Renzo Rossi, giornalista di un giornale locale dell’epoca.
«L’avvio è stato incoraggiante ed abbiamo percorso i 580 km fino a El Golea ad una notevole velocità. Anche la tappa che portava a In Salah, quasi tutta in altopiano, non mostrava particolari difficoltà.
purtroppo, proprio in prossimità dell’arrivo, un guasto ad un ammortizzatore della Renault 4 ha fatto saltare il nostro piano di marcia.
Abbandonata così l’auto, abbiamo deciso di proseguire caricando i pochi cibi ed indumenti sui portapacchi delle moto, mentre Alberto ha potuto beneficiare di un passaggio proprio sull’elicottero personale di Thierry Sabine e Mauro Ghermendi , ceduta la sua moto a Paolo, ha trovato posto su un camion della Iveco che partecipava alla carovana.
Il percorso, intanto, si faceva completamente montagnoso con piste trasformate in pietraie spaventose. A Tamanrasset siamo giunti dopo una lunga serie di incidenti e cadute.
Dopo la successiva durissima tappa della scalata all’Assekrem, mercoledì 8 gennaio la carovana ha preso il via alla volta di Agadez, nel Niger.
I gravi problemi che ormai ci affliggevano ci hanno a quel punto sconsigliato di proseguire fino ad Agaden. Le moto erano mal ridotte, scarseggiavano benzina e viveri ed inoltre Marco si trovava in precarie condizioni fisiche per una seria infezione ad un braccio, derivata dalla puntura di un insetto.
Abbiamo così ripreso la strada per In Salah, dove Marco è stato ricoverato per due giorni in ospedale e dove abbiamo provveduto a riparare la Renaul 4. Ci siamo poi diretti verso El Golea, affrontando una tempesta di sabbia per oltre 200 km. Dopo El Golea, in prossimità di Quargla, abbiamo incontrato un accampamento italiano, dove la ditta faentina Bentini stava costruendo il basamento per una antenna televisiva per la BBC. Qui un medico ha portato altre cure a Marco.
Con ulteriori cinque tappe abbiamo finalmente raggiunto Tunisi, per imbarcarci quindi per Genova.»
The expedition
But how did the expedition go in the footsteps of the Paris-Dakar of our boys?
Raffaele Barbieri told this directly to Renzo Rossi, a journalist for a local newspaper of the time.
«The start was encouraging and we covered the 580km to El Golea at a remarkable speed. Even the stage that led to In Salah, almost all on the plateau, did not show particular difficulties.
unfortunately, just near the finish line, a failure of a Renault 4 shock absorber caused our roadmap to skip.
Thus abandoned the car, we decided to continue loading the few food and clothing on the motorcycle luggage racks, while Alberto was able to benefit from a ride on Thierry Sabine’s personal helicopter and Mauro Ghermendi, who sold his motorcycle to Paolo, found placed on an Iveco truck participating in the caravan.
Meanwhile, the route became completely mountainous with tracks transformed into scary stony ground. We came to Tamanrasset after a long series of accidents and falls.
After the next very hard stage of the ascent to Assekrem, on Wednesday 8 January the caravan set off for Agadez, in Niger.
The serious problems that now afflicted us have at that point advised us not to continue to Agaden. The motorbikes were badly reduced, fuel and food were scarce and Marco was also in precarious physical condition due to a serious infection in his arm, resulting from an insect bite.
We then resumed the road to In Salah, where Marco was hospitalized for two days and where we repaired the Renaul 4. We then headed towards El Golea, facing a sandstorm for over 200 km. After El Golea, near Quargla, we encountered an Italian camp, where the Bentini company from Faenza was building the base for a television antenna for the BBC. Here a doctor brought Marco other treatments.
With a further five stops we have finally reached Tunis, to then embark for Genoa.»